Artisti TJF 2018 e ’68: Carla Bley, Archie Shepp, Gary Bartz, Terje Rypdal, Franco D’Andrea
Cinquant’anni fa il mondo si risvegliò con la voglia di cambiare: era il ’68. L’arte ebbe un ruolo centrale (ce lo ricorda la mostra di Renato Guttuso che potete visitare alla GAM in questi mesi), e soprattutto la musica rivestì un’importanza notevole come “colonna sonora” di un anno straordinario. Spesso associamo il ‘68 al rock (Beatles, Cream, Who, Janis Joplin, Grateful Dead, Jefferson Airplane, Hendrix e decine di altri nomi…), ma anche il jazz viveva un momento di fermento e Miles Davis stava elettrificando il suo suono e preparando la rivoluzione del jazz-rock.
Il TJF 2018 ospita alcuni protagonisti di quegli “anni formidabili”: innanzitutto Carla Bley che nel ’68 lavorava come solista e arrangiatrice-compositrice con la Jazz Composer Orchestra e che l’anno successivo avrebbe dato un rilevante contributo al disco della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, un lavoro epocale che mette insieme istanze sociali e grande jazz. Archie Shepp attraversava un momento di grande creatività con il disco The Way Ahead ma da alcuni anni era il capofila di una nuova generazione di jazzisti con le registrazioni effettuate a fianco di di John Coltrane, Bill Dixon, Don Cherry, Marion Brown, Cecil Taylor. (leggi tutto…)
Come leader aveva già prodotto alcuni dei capolavori che avrebbero segnato gli anni Sessanta del jazz d’avanguardia come Fire Music o Mama Too Tight e altri ne avrebbe regalati nei primi anni Settanta (Attica Blues). Sempre nel ’68 Gary Bartz debutta come solista con due dischi: Libra e Another Earth, dove in un brano è ospite Pharoah Sanders. Ma il ’68 è stato anche l’anno dell’esordio di Franco D’Andrea che forma il Modern Art Trio, con Franco Tonani e Bruno Tommaso e quello in cui Terje Rypdal, dopo gli esordi rock, si rivolgeva al jazz entrando nel gruppo di Jan Garbarek.